Ci è giunta in redazione la terribile notizia dell’uccisione di un collega a opera di un suo paziente, folle e armato di fucile. Tutti coloro che hanno conosciuto Claudio Carosino lo ricordano come una persona seria, intelligente e mite; un professionista che più che teorizzare la medicina di famiglia ideale, la praticava. Affidiamo alle parole di chi l’ha conosciuto bene e l’ha frequentato a lungo il ricordo della sua figura.
Penso a Claudio ucciso sul lavoro, con un colpo di fucile al petto a casa di un suo assistito, durante una visita di domenica pomeriggio! Me lo immagino di fronte alla bocca di quel fucile, con il suo solito spirito”Dai, Gianni, meta via col bagai” Gianni metti via quel coso”.
Ma non è stato così , perché quel coso lo ha invece usato, senza un perché, almeno razionale.
Si dirà che è il riflesso dell'ostilità della nostra società verso i medici, per l'aver generato promesse di salute senza limiti, impossibili da realizzare.
Ma Claudio e la medicina generale, così come la rappresentava lui, non hanno mai fatto di queste promesse. Claudio documentava sul campo come la medicina generale possa essere empatica, pratica, cordiale, ma anche scientifica , nell'interpretazione autentica dell'EBM: le migliori conoscenze applicate a quel determinato paziente.
Ha fatto e partecipato a tante iniziative, convegni, incontri , articoli scientifici che è qui impossibile elencare. Proprio giorni fa ne avevamo parlato, nella nostra ultima telefonata: si compiva il suo sogno, l'insegnamento agli studenti del corso di laurea in medicina-chirurgia, quelli del quinto e sesto anno. Arriveranno in novembre, purtroppo senza aver la possibilità di frequentare lo studio del dottor Carosino a Busseto.
A volte gli dicevo “ma smettila di rispondere sempre al telefono! e adesso cosa fai: va anche a visitarlo a casa , oggi, di sabato?”
Aveva un profondo sentimento che definirei di religiosità laica, documentato dai suoi numerosi impegni nel volontariato, AVIS, associazione per i minori del terzo mondo. Non li sbandierava e io non ne sapevo nulla: lo ho scoperto dai giornali. Lui era dalla parte di chi fa le opere non di chi dice “Signore, Signore...”
Vedevo nella sua generosità verso gli altri, i pazienti, i colleghi, gli amici , in questo suo prodigarsi continuamente, non lamentarsi della stanchezza, la realizzazione del suo credo.
Paolo Schianchi
Medicina generale, Felino