Tre tabernacoli

Fabio D'Alessandro
Medicina generale, Napoli

Ieri: "Dottore appena potete, venite!" - "Che è successo?" "Carminiello sta male, dorme sempre. L'abbiamo portato all'ospedale per via della tosse: la dottoressa l'ha visitato e ci ha detto che ha una brutta polmonite". "Allora è stato ricoverato?" "No. La dottoressa gli ha fatto fare una radiografia che però sarà pronta domani... ma poi ci ha detto che la cura che si fa llà, all'ospedale, se la può fare pure a casa. Perciò ce lo siamo portato. Venite a visitarlo, perché noi teniamo fiducia avvoi".

Sono le dieci meno dieci di sera...(di notte, per dirla chiara) e sono scocciato: alla fine di una giornata così pesante che avevo rimandato due visite all'indomani, volevo proprio tornarmene a casa e ora, questa telefonata al cellulare...Ci penso un attimo...forse potrei andarci adesso. Ma no! Per oggi basta.

Il giorno dopo, anticipo la sveglia alle sei e mezza e butto un occhio al cielo dalla cucina. L'aria è gonfia d'acqua: non si vede nemmeno il castello in mezzo ai due palazzi di fronte, appoggiato a presepe sulla collina di Capodimonte. E' proprio tempo pessimo. Per visitare Carminiello, che ha dodici anni, devo andare ai Quartieri Spagnoli e io sto all'Arenella. Significa, in una giornata di pioggia, rinunciare ai mezzi di superficie. Metropolitana fino a piazza Dante e poi un bel pezzo a piedi. Oppure andarci a piedi direttamente da casa. Il vento raffica macchie di colore e di luce acquosa. Per via Toledo alle 7,30, già incasinata, mi sento in un quadro di Touluose-Lautrec. Giro a destra l'angolo del vicolo, ancora un pezzo all'interno e poi a sinistra. Basolato viscido e motorini che cercano di passare nella metà della metà dello spazio possibile. All'entrata del palazzotto, se non la conoscessi, passerei oltre:.è scuro, sono le otto meno un quarto. Infilo il portoncino perennemente aperto. Tre piani rigorosamente Spagnoli, senza ascensore. Al primo ballatoio un tabernacolo rischiara di neon l'angolo buio. Il Volto Santo in ritratto è affiancato dalla statuetta di Padre Pio a destra e da una più piccola a sinistra. Ma che Madonna è? Altro gomito di scale, altro neon e altro tabernacolo. Tre statuine della Madonna, una delle quali non ha mani: tutto al femminile. Ma che madonna è? Terzo piano, quello di Carminiello. Due Padre Pio a statuetta e un altro Volto Santo. Padre Pio contro Gesù stravince e supera di misura le Madonne. Busso alla porta con le nocche: il campanello è guasto da mesi. Dormono ancora. Ribusso con energia. Entro dallo spiraglio di porta e qualche passo assonnato e pantofolato mi porta una tazza di caffè uscita all'improvviso dal nulla. Visito Carminiello: non trovo traccia di polmonite e cerco di ragionare insieme ai familiari. Convivono tre generazioni: il nonno e la nonna, relativamente ancora giovani, la mamma di Carmine, quasi una ragazza, vedova (il padre l'hanno sparato per uno sgarro da incompetenza). La zia, sorella della mamma, giovanissima anche lei con l'altra figlia di quattro anni. L'altro zio, fratello del nonno, mangiato dal diabete scompensato.

"Ma, Carmine, da quanto tempo stava poco bene?" "Dottò, quello, ieri, è pure andato a scuola". "E dov'è la scuola? Sta qua vicino? Ci va a piedi?" "Dottò quello viene la zia tutte le mattine a prenderlo". "Si...ma...la strada per la scuola è in salita?" "No, quello scende da qua e va a scuola..." Carmine stesso capisce l'equivoco e da persona sveglia traduce ai suoi. "Nonno, il dottore voleva sapere se la via era in salita..." "Si, la scuola sta un poco più sopra". Volevo sapere se a scuola era arrivato con l'affanno. "No, dottore: nessun affanno. Solo tosse assai". Rivisito Carmine: nemmeno un sibilo. Ma, allora, all'Ospedale non hanno proprio capito? Oppure sono io che non capisco? Certo...mettere insieme tosse e sonnolenza..."Ma all'ospedale hanno fatto un prelievo?" - chiedo pensando a un'emogasanalisi. "No, dottore. Niente prelievo". Ma allora, come hanno fatto a dire che la causa della sonnolenza era la polmonite?...

Mi guardano allargando le braccia. Sperano che all'ospedale si siano sbagliati. "Prima dicono che è una brutta polmonite e poi che si può curare pure a casa..." - rimugino. Il mio "mah..." mi sta stampato in fronte, il loro silenzio è una domanda. Vi hanno lasciato una diagnosi? "No, dottore: ci hanno fatto mettere la firma".

Spesso, negli ospedali, ci sono gli "specialisti dell'autodimissione" che girano per le corsie come se parlassero da soli. Più o meno il testo è questo.  "Mah!...certo che, se la cura ve la potete fare a casa... io non lo terrei qua. Con tante malattie che si sentono... Io me lo porterei a casa. Comunque...decidete voi". I familiari si guardano, mangiano la foglia e "decidono" di portarselo a casa. Sennò, perché direbbero che "è meglio che...": evidentemente sanno più cose di quelle che dicono. Intanto, uno dei medici allunga un foglio. "Firmate qua". Loro firmano e qualcuno scrive sopra la firma: "Esce contro il parere dei sanitari". E fin qui tutto mi è chiaro.

Ma la sonnolenza di Carmine da che deriva? E senza un'emogas come lo capisco? E perché io non sento nulla, nemmeno alla percussione? Perché non c'è febbre (ma questo comunque non esclude patologia...) e perché Carmine sembra stare così bene?

Per chiarezza di posizione dichiaro che non mi sembra un quadro di polmonite: i familiari mi guardano sollevati. Ma considero la situazione in fieri e confermo in parte la terapia. No! Le iniezioni a Carmine proprio no! Però voglio la verifica della mia visione e perciò annoto il numero di telefono: chiamerò stasera, quando sarà pronto il risultato della radiografia.

La sera risponde il nonno: la dottoressa dell'ospedale dove sono tornati per la radiografia ha detto che la diagnosi è proprio quella. "Cioè? Avete avuto le lastre?" "No, dottore, le lastre non ce le hanno rilasciate perché non posono uscire dall'ospedale. Ma abbiamo lo scritto." "E leggetemi lo scritto" Non ce l'abbiamo noi. Ce l'ha la mamma di Carmine che però è andata a lavorare (in una sala di scommesse).

Mi brucia. Nel gioco a scacchi tra me e gli specialisti ospedialieri, devo ammettere una doppia sconfitta: ho perso la torre della mia certezza e con essa la possibilità di rassicurare, che è una prorogativa che sta sparendo dall'agire dei medici. E l'avversario/dottoressa (avversario...???) ha fatto una mossa col cavallo che non ho capito. Quello che ho capito con certezza è che devo verificare se mi sono sbagliato perché potrei rifare l'errore con altri pazienti. E peggio ancora, dovrò tornare a casa di Carmine per saperlo, perché non ho altri mezzi che le mie gambe e la mia testa per una diagnosi. Mica ho fogli da far firmare...?

Ripenso al triangolare di protezione divina e alle preferenze elettorali per Padre Pio. Probabilmente una maggiore vicinanza e condivisione del dubbio rende meno divino e lontano l'intervento del medico: perciò, il triangolare lo vince Padre Pio.

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